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Intonaco

Cos’è l’intonaco?

L’intonaco assolve principalmente a tre funzioni:

  • realizzare una finitura regolare e valida dal punto di vista estetico
  • proteggere le strutture murarie sulle quali viene applicato 
  • essere un vero e proprio polmone igrometrico d’ambiente. 

All’esterno, l’intonaco ha una prevalente funzione protettiva contro l’azione corrosiva degli agenti atmosferici, per cui la proprietà più importante dovrà essere quella di assorbire acqua e di restituirla velocemente all’aria; dovrà inoltre presentare una buona permeabilità al vapore. Il degradamento dell’intonaco esterno avviene, infatti, proprio a causa dell’acqua che si infiltra, nonchè per effetto delle escursioni termiche: si formano dapprima dei rigonfiamenti, poi si hanno i distacchi. Una volta avviato, il processo di degradamento avanza velocemente e, in poco tempo, la parete resta scoperta.
All’interno, invece, uno dei principali compiti dell’intonaco è sicuramente quello di assorbire l’umidità superficiale delle pareti, evitando i fenomeni di condensa e di gocciolamento (le malte di calce sono indubbiamente le più adatte a soddisfare tali requisiti); ha inoltre lo scopo di rendere lisce le superfici murarie, per permettere loro di ricevere la finitura desiderata (tinteggiatura, applicazione di un parato… ecc). Negli ambienti interni, se ben areati ed asciutti, l’intonaco ha una lunghissima durata.
L’intonaco è tradizionalmente una malta composta da una parte legante (indurente) che ingloba sabbia di dimensione granulometrica selezionata con diametro massimo generalmente non superiore ai 2 millimetri. La sabbia utilizzata può essere calcarea o silicea, di provenienza fluviale (naturale) o derivante da macinazione; negli intonaci moderni sono, inoltre, presenti anche sostanze additive (quali: cellulosa, amido, fumo di silice ecc.).
Lo spessore “tipico” dell’intonaco è di 2 centimetri, sebbene, in determinate circostanze e per taluni necessità e tipologie, può essere incrementato.
Fondamentalmente, la stragrande maggioranza degli intonaci si distinguono, in base al legante usato, in:

  • intonaco a base di calce idrata;
  • intonaco a base di calce idraulica;
  • intonaco a base di calce + cemento portland, con prevalenza di calce;
  • intonaco a base di cemento portland + calce, con prevalenza di cemento;
  • intonaco a base di gesso.

Intonaco tradizionale

L’esecuzione dell’intonaco a regola d’arte presenta diverse difficoltà. Innanzitutto, la superficie del muro deve essere bene inumidità di acqua, e la malta và scagliata con violenza in modo che possa aderire tenacemente al muro. Se il muro non viene adeguatamente bagnato, infatti, tende a sottrarre acqua alla malta dell’intonaco, provocando crepe che ne facilitano il distacco.
Se l’intonaco vien eseguito in stagione troppo calda e secca, si può avere un’evaporazione troppo rapida dell’acqua contenuta nella malta, con la conseguente creazione di crepe sulla superficie esterne. Se la malta è troppo grassa di legnate, il ritiro è eccessivo, determinando una serie di fessure (ragnatele). Se, dopo eseguito, l’intonaco “suona a vuoto”, dev’essere rifatto.
Quindi, la riuscita di un intonaco è in funzione di un perfetto coordinamento tra tipo di malta, dosaggio, spessore degli strati e cautele nell’esecuzione.
L’intonaco tradizionale è composto da tre strati applicativi:
1) Il primo strato a contatto con la muratura si chiama rinzaffo o abbozzo; esso ha il compito di ponte di adesione tra il corpo d’intonaco e la muratura. Dopo aver inumidito opportunamente il muro, vien eseguito questo primo strato, adoperando malta molto fluida gettata con violenza con la cazzuola, con il solo movimento del polso. Il rinzaffo viene applicato in maniera non uniforme fino al rivestimento dell’80% circa della muratura, ed ha lo spessore di qualche millimetro: con la sua granulometria grossolana crea delle zone ruvide che serviranno da aggrappante per gli strati successivi. Tra i vari strati dell’intonaco, il rinzaffo è quello che presenta le più elevate resistenze a sollecitazioni fisiche.
Eseguito ed asciugatosi il rinzaffo, si procede alla realizzazione delle “fasce”, con malta soda ma molto lavorabile. E’ importante prestare cura e precisione in tale esecuzione, giacchè le fasce costituiranno il riferimento per la corretta “tiratura”, a mezzo staggia o regolo di alluminio, del secondo strato dell’intonaco: l’arriccio. In alternativa alle fasce realizzate in malta, possono adoperarsi litelli di legno o alluminio, messi correttamente “in linea ed a squadro”.
2) Il secondo strato è definito arriccio o arricciato o intonaco rustico, ha una granulometria media (circa 1,5 millimetri di diametro massimo) e viene applicato in spessori che variano da 1,5 a 2 centimetri, rivestendo così il ruolo di vero e proprio scheletro di tutto il sistema intonaco. Il suo principale compito è di uniformare la superficie delle murature, andando ad eliminare tutti gli eventuali difetti di planarità e verticalità, e, dato lo spessore, di barriera protettiva nonché di struttura portante per gli strati successivi (intonaco di finitura o sistema collante-piastrella). Talvolta, per alcuni ambienti, come scantinati e garage, l’arriccio costituisce l’intonaco finito dello stato grezzo o rustico.
Gli intonaci tradizionali sono prodotti in cantiere miscelando sabbie, leganti e solo in casi “particolari” additivi. Il grosso limite della loro preparazione in cantiere è nel reperimento delle materie prime e della loro costanza di “caratteristiche” (chimismo e granulometrie). Desiderando produrre un intonaco tradizionale si opina solitamente da un punto di vista “logistico” e non “qualitativo”, sia per quanto riguarda gli inerti, che tipicamente si scelgono secondo una priorità economica o semplicemente dal fornitore più vicino al cantiere, sia per i leganti, che inevitabilmente vengono reperiti e scelti con lo stesso principio. Tutto ciò, oltre alla difficoltà di ripetere i vari Impasti con quantità di componenti e tempi di impasto costanti, conduce ad avere un lavoro di intonacatura con grosse difformità persino su una stessa parete.
3) L’ultimo strato, detto intonachino o velo o intonaco civile (la sua applicazione è generalmente definita stabilitura) ha generalmente due funzioni: proteggere l’intonaco e renderlo esteticamente gradevole. Ha una granulometria fine, di diametro massimo inferiore agli 800 micron, ed il suo spessore di applicazione è inferiore ai 3 millimetri. Nell’antichità quest’ultimo strato era solitamente realizzato con colorante, acqua e calce, mentre oggi vi sono numerose tipologie di pitture ed intonaci protettivi già rifiniti.
Per avere un buon risultato nella realizzazione dell’intonaco, oltre quanto a già detto, bisogna:

  • eseguire l’impasto in un recipiente pulito;
  • utilizzare acqua dolce, limpida, fresca e non troppo fredda;
  • utilizzare malta fresca, di buona qualità e senza grumi;
  • utilizzare sabbia di fiume, priva di sali, pulita e molto fine (i granelli non devono superare 1 mm di diametro). 
  • Se vi si nota qualche corpo estraneo o sassolino, bisogna vagliarla con un setaccio a maglie fini.

E’ infine consigliabile preparare l’impasto in quantità moderata, tale che vada a coprire tutta la parete solo nel caso in cui questa sia piccola. Non conviene, infatti, preparare una quantità d’impasto superiore a 5-6 mq, e comunque non deve essere superiore a quello che si riesce a impiegare in una volta sola.

Intonaco premiscelato

Gli intonaci premiscelati sono prodotti da aziende che ne garantiscono continuità granulometriche (le sabbie vengono macinate e selezionate), di chimismo (si adoperano sempre gli stessi inerti della stessa provenienza, scegliendoli accuratamente), di formulazione (i dosaggi sono eseguiti da macchine esenti da stanchezza e da errori), di leganti (scelti in funzione delle caratteristiche che si desidera dare all’intonaco).
Sono in definitiva Intonaci “standard” che vengono concepiti attraverso un percorso di scelte tecniche finalizzate a dare continuità e riproducibilità di caratteristiche e di applicazione. I costi sono, inoltre, certi, essendo determinati dai costi di “Intonaco”, e dai costi di mano d’opera. Senza contare che un’applicazione spesso meccanica determina una produttività impossibile da eguagliare, con sistemi tradizionali: infatti, gli intonaci premiscelati, specie in caso di ampie superfici, sono applicati con macchine intonacatrici, velocizzandone notevolmente l’operazione.
L’eventuale additivazione viene impiegata per “appiattire” ancora di più le differenze di variabilità di condizioni applicative, oltre che dare caratteristiche aggiuntive al formulato (idrofobia, adesione e tanto altro).
Esistono, quindi, malte per preparazione di intonaci “normali” e “particolari”. La lista delle malte premiscelate esistenti sul mercato è praticamente infinita… eccone qualche esempio tipologico:
– Malta cementizia a reattività pozzolanica bicomponente ad elevata duttilità, da impiegarsi sia per rinforzo strutturale, sia per rasatura di superfici in calcestruzzo, pietra, mattoni e tufo;

– Malta bicomponente fibrorinforzata ad elevata duttilità a base di leganti a reattività pozzolanica, da impiegarsi fino ad uno spessore di 25 mm, per la regolarizzazione di supporti in pietra, mattoni e tufo;
– Malta bicomponente a base di calce idraulica ed eco-pozzolana, per rinforzi strutturali e regolarizzazione di supporti in pietra, mattoni, tufo;

– Malta premiscelata deumidificante ed isolante, resistente ai sali, composta da leganti idraulici speciali a reattività pozzolanica, sabbie naturali e speciali additivi, per il risanamento delle murature umide;
– Malta per intonaci e da muratura, ad elevate prestazioni meccaniche, a base di calce idraulica naturale, eco-pozzolana, sabbie naturali, speciali additivi, microfibre e fibre di vetro, per realizzare intonaci “armati” ed allettamenti;

– Malta per intonaco traspirante a base di calce idraulica, eco-pozzolana e microfibre, da applicare su murature esistenti, anche di pregio storico…..
I cicli applicativi di tali intonaci premiscelati sono, sostanzialmente, identici a quelli dell’intonaco tradizionale (con la differenza che, spesso, le fasi di rinzaffo ed arriccio vengono date in unico spessore, oppure in due mani “fresco su fresco”) e, come si è detto, la stragrande maggioranza può essere applicata sia a mano che con macchina intonacatrice.

Ad ogni modo, prima di operare la scelta, è sempre consigliabile consultare le relative schede tecniche redatte dall’azienda produttrice, sia in merito alle caratteristiche tecnico-meccaniche, che in merito alla posa in opera.
– Malta per intonaco osmotico per impermeabilizzazioni a spessore, impermeabile, resistente all’umidità permanente; a base di cemento, trass naturale, additivi vari, sabbia silicea e sabbia calcarea pregiata;

– Malta per intonaco di fondo termoisolante continuo per facciate e pareti interne, a base di cemento, calce aerea, inerte minerale leggero ed additivi per migliorarne la lavorazione;
Le malte per intonaci erano note fin dall’antichità. Già in tempi assai remoti infatti troviamo intonaci di argilla, simili a quelli che s’incontrano anche ai nostri giorni. In seguito fu la calce ad essere usata come base del prodotto nell’antica Grecia. Con la calce, sono stati realizzati intonaci esterni che hanno resistito nel tempo e tuttora sono visibili nei resti degli antichi templi greci. A loro volta i Romani conoscevano già i vantaggi dei cosiddetti materiali idraulici. Rispetto a quei tempi la tecnologia edilizia ha subito profonde trasformazioni. La scoperta del cemento Portland, avvenuta alla metà del dicianovesimo secolo, ha messo a disposizione un legante idraulico che consente di ottenere materiali edili di eccezionale durata e resistenza.

– Malta per intonaco antiradiazione ad elevata protezione contro le radiazioni, assorbente dei raggi X con una tensione nominale fino a 250 kV; a base di cemento, calce aerea, additivi e sabbia baritina;

– Malta per intonaco universale per interni, a base di solfato emidrato, calce aerea, additivi per migliorarne la lavorazione, sabbia calcarea pregiata macinata ed inerte minerale leggero; …..ecc ecc ecc
Notevole importanza assume, infine, il corretto impiego dei cosiddetti “prodotti complementari”, che vanno annegati nello spessore dell’intonaco: rete di armatura e rete portaintonaco, paraspigoli, profili di delimitazione, profili guida a T, giunti di dilatazione… ecc.

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